Il progetto vuole riflettere su alcuni elementi che stanno caratterizzando questi ultimi anni, in modo particolare la sfera sociale-politica e la loro interazione e il loro mischiarsi a quella mediatica. Nel XXI secolo la guerra è cambiata. È cambiato il modo in cui viene attuata, è cambiato il modo in cui viene raccontata e sono cambiati i personaggi che vi partecipano. Questo processo vede il suo mutamento soprattutto con l’evoluzione delle tecnologie, dei sistemi di comunicazione e con l’introduzione delle culture digitali e dei social network.
La rappresentazione è diventata il principale mezzo di narrazione della guerra. Come diceva il filosofo francese Jean Baudrillard negli anni 90, il conflitto bellico fisico non esiste senza la sua rappresentazione mediatica, la guerra esiste grazie alla sua rappresentazione. Nel XXI secolo la rappresentazione predomina sul conflitto stesso, creando una sorta di realtà alternativa, che trasforma la guerra in un prodotto di intrattenimento al pari di una serie tv o di un film.
La guerra non è più solo l’evento caratterizzato da combattimenti con le armi, è diventato un fenomeno a 360 gradi che coinvolge altri aspetti. Per Civic City abbiamo realizzato due pannelli didattici in cui è stata fatta un’analisi di quello che è il nuovo fenomeno bellico dal punto punti di vista dei soldati, ma anche dal punto di vista nostro, di persone comuni, che all’interno di questo spettacolo sono spettatori passivi.
Shall we play war? - When the boundary between reality and simulation dissolves (poster 1)
Guy Debord nel suo libro “La società dello spettacolo” definisce il mondo di oggi come un “mondo oggettivato”, in quanto la realtà sociale e la coscienza umana vengono distorti e manipolati dalla cultura dominante, dai media di massa, dalla pubblicità e dallo spettacolo. Questa visione del mondo oggettivata crea una realtà apparente che si allontana dalla realtà vissuta dalle persone. Sulla base di questo, il poster vuole rappresentare una realtà simulata, nel quale noi spettatori siamo così dentro al tema della guerra, e quindi dentro la simulazione, che non ci rendiamo conto di esservene partecipi, ma interagiamo in maniera passiva come se stessimo giocando a un videogioco. In questo pannello abbiamo voluto ricreare una schermata di un videogioco sparatutto proprio per sensibilizzare sul rapporto tra realtà e simulazione, concetto teorizzato da Jean Baudrillard in “Simulacri e simulazioni”. La iperrealtà che si è creata nel videogioco comprende i fenomeni virali che sono diffusi nel web.
Abbiamo inoltre voluto evidenziare alcune modalità del nuovo conflitto nel XXI secolo, quali azioni vengono svolte e quali decisioni politiche e comunicative vengono prese. Inoltre è interessante soffermarsi a riflettere su come si svolge un attuale conflitto e cosa utilizza il soldato nel campo di battaglia. Umilia le persone attraverso la pubblicazione e rappresentazione mediatica, commettendo crimini, ridicolizzando gli opponenti e commettendo azioni che poi vengono filmate; tutto diventa abitudine. Abbiamo voluto realizzare una tabella che funziona raccogliendo punti e sbloccando obbiettivi, come nei videogiochi. Un fattore interessante è che l’informazione durante il conflitto è controllata da chi comanda la comunicazione: in questo caso specifico, abbiamo voluto realizzare la scelta delle squadre con il quale si combatte. In questo preciso momento Israele e USA hanno il monopolio della comunicazione e quindi sono le squadre che si possono scegliere subito; andando avanti nel gioco sarà possibile sbloccare altre squadre più difficili da avere, come difficile è la comunicazione dal loro punto di vista.
Come in uno spettacolo, la parte cringe e senza senso è fondamentale. Sul web si creano molte situazioni iperreali nel quale non ci spieghiamo come qualcosa possa accadere, per esempio come un soldato si possa vestire da babbo natale e sparare con un bazooka. Con l’introduzione dei social e l’avanzamento della tecnologia, le nuove armi per fare la guerra sono le action car e i telefoni, che filmando dal punto di vista dei soldati, restituiscono una visione diversa del conflitto. Abbiamo voluto creare un archivio dei fenomeni virali trovati nel web riguardante il nuovo modo di fare la guerra, scannerizzate il qr code.
Who documents war today? - In the 21st century society of spectable, war is depicted from the point of view of military soldiers (poster 2)
Questo poster riguarda il nuovo ruolo che hanno i soldati all’interno del conflitto bellico. Con l’introduzione dei social network e quindi l’affermarsi dei nuovi sistemi di comunicazione derivanti da essi, i soldati sono diventati i veri nuovi reporter della guerra, prendendo il posto di quelli che una volta erano i giornalisti embedded. Questo ha fatto si che si moltiplicassero i punti di vista, cosicché ogni soldato si potesse auto-rappresentare e portare il proprio punto di vista. Questo negli anni ha portato alla nascita di un nuovo tipo di estetica che per tale motivi chiamiamo social-mediatica, in cui il ruolo principale lo svolgono i social network, che trasformano i soldati (rappresentati nei video internet virali durante assalti o esplosioni) in dei personaggi carismatici al pari di quelli televisivi. Si crea una dimensione alternativa, quasi iperreale, dove si combatte una guerra parallela, mediatica, caratterizzata da un’atmosfera quasi surreale e senza senso fatta di propaganda e diffusione di notizie false e video, che veicolano le informazioni e manipolano l’opinione pubblica e il pensiero collettivo. Video del genere desensibilizzano il conflitto, lo fanno passare in secondo piano. La dimensione dell’intrattenimento appiattisce quella che è la tragicità della violenza che si sta verificando. Vi è una mancanza di umanità, di percezione del problema. In particolare in questo poster ho voluto selezionare alcuni casi studio ed episodi reali che in questi ultimi anni, e tuttora, si stanno verificando, per riflettere su quello che ormai è un processo affermato di estetizzazione della guerra.
Finestra Twitch - La moltiplicazione dei punti di vista e l’affermarsi delle nuove tecnologie hanno portato ad un costante aggiornamento della cronaca di guerra; questa ha finito per diventare un fenomeno normalizzato, al punto che non ci stupiamo più davanti alla violenza. Un fattore strano ma che allo stesso tempo non ci meraviglia più è la spettacolarizzazione degli eventi bellici. Con i social vediamo in tempo reale gli avvenimenti, filmati da soldati o telecamere di sorveglianza. Negli scenari più distopici questi vengono trasmessi anche in diretta, cosicché la gente da casa possa commentare sul momento cosa sta accadendo, come è successo per esempio in una centrale nucleare ucraina, il cui assalto è stato trasmesso in diretta su YouTube e visto da 80.000 spettatori. Qui ho voluto rappresentare un soldato in diretta su Twitch che reagisce a quella diretta dell’assalto e commenta. Persone normali e soldati si fondono, si perde la distinzione tra queste due unità. Il soldato viene immaginato fare cose di tutti giorni.
Finestra whatsapp - Come dicevo prima, con l’introduzione dei social network, sono cambiati i sistemi di comunicazione. L’informalità è l’elemento chiave. Qua abbiamo una schermata di whatsapp che rappresenta una conversazione classica pero fatta da dei soldati. Nel 2016 infatti in Turchia ci fu un tentato colpo di stato, in questa situazione i soldati hanno comunicato tra di loro via messaggio in una chat di gruppo su whatsapp. Una volta che il colpo di stato è fallito, la chat è stata trovata e pubblicata da Bellingcat.
Finestra galleria foto - Nel nuovo conflitto moderno, la dimensione cinematografica è un fattore essenziale. Si è diffusa un’estetica dei selfie e delle foto in posa. Questo fa si che si crea una sorta di immaginario ideale, rappresentativo del conflitto, una sorta di iconografia. Il problema è che sono tutte immagini costruite, al fine propagandistico, assenti dal conflitto vero. La loro falsa spontaneità e autenticità rivelano un tipo di estetica che non mostra la realtà ma un recitare.
Finestra Instagram - Nei social network sono migliaia i video di soldati di ogni schieramento che vengono pubblicati. l’obbiettivo è quello di distrarre, empatizzare con loro umanizzandoli nonostante quello che fanno. Si crea una dimensione a parte, nel quale il conflitto passa in secondo piano, e la propaganda è al primo posto.
Finestra Reddit - La spettacolarizzazione del conflitto porta a alla concezione di guerra come brand, un marchio. La guerra esce dalle barriere che la coinvolgono solo in quanto scontro con armi e diventa un fenomeno a 360 gradi, che ingloba partecipanti e pubblico. Come una serie tv o un film, la guerra diventa uno spettacolo da commentare per creare conversazioni e dibattiti. Su internet, in social come Reddit, si sono creati dei forum in cui le persone commentano le guerre, condividono notizie di ogni genere ma anche video divertenti e meme.
Poster I: Syria Sassonia, Edouard Quint, Giorgio Cerreti
Poster II: Giorgio Cerreti